Poesia in lingua e in romanesco - Musica Rock, Blues, Cantautori - Canzoni "gugaslim" Dello stesso autore consulta http://gugainbreve.blogspot.com oppure http://gucanga.blogspot.com

venerdì 31 luglio 2009

BARATTOLI VÒTI (*)


Nu’ rompete le palle, maledetti! (1)
Ma qquale febbre!... Quale malatia!!...
Qui, tutt’er guajjo vostro è dd’annà vvia
e llevavve dar cazzo ‘sti vecchietti. (2)

A ‘sto modo ‘sti poveri bboccetti, (3)
scaraventati drento a ‘na corzzia
senzza motivo e ssenzza compaggnia,
se li pìa la Commare Spiccialetti... (4)

Certo, quer véde che fijji e nnipoti, (5)
p’annasse a rompe ‘r culo senzz’affanno (6)
li pijjeno pe’ bbarattoli vòti,

è ppeggio, peggio assai de mill’acciacchi.
Allora via: se càpeno ‘m malanno, (7)
smòrzzeno ‘r lume, àrzzeno li tacchi... (8)

(Rossopasquino 1979, Agosto)


GLOSSARIETTO E NOTE
(*) TITOLO: Ho scritto questo sonetto esattamente 30 anni orsono: allo stato attuale le cose sono anche peggiorate: i “vecchietti” non vengono più “scaricati” negli ospedali soltanto nei mesi estivi: sono abbandonati, nella stragrande maggioranza dei casi, da Gennaio a Dicembre…

1.ROMPE’ LE PALLE: Scocciare, anche con discorsi pretestuosi.
2.LEVASSE DAR CAZZO: Togliersi di torno.
3.BOCCETTI: Vecchietti.
4.SE LI PÌA: Se li prende. // LA COMMARE SPICCIALETTI: La Morte.
5.VÈDE: Vedere.
6.ANNASSE A ROMPE ‘R CULO: Andare a vivere le più strane e numerose attività divertenti.
7.SE CÀPENO: Si scelgono.
8.SMÒRZZENO ‘R LUME: Chiudono gli occhi // ARZZENO LI TACCHI: Se ne vanno, muoiono…


(traduzione)

BARATTOLI VUOTI

Non rompete le palle, maledetti!
Ma che febbre!... Ma quale malattia!...
La vostra unica esiìgenza è di andare via
E togliersi di torno questi anziani.

In questo modo questi poveri vecchietti,
abbandonati dentro una corsia ospedaliera
senza motivo e senza compagnia,
se li prende la Morte…

Certo, constatare che figli e nipoti,
per potersi dedicare ai loro divertimenti,
li trattano come barattoli vuoti

è peggio, molto peggio di mille acciacchi.
Allora, via: si scelgono un malaccio,
chiudono gli occhi, muiono…

giovedì 30 luglio 2009

SENZZA SORPRESA SENZZA MERAVIJJA

(Libbera traduzzione de Emily Dickinson)


Senzza sorpresa, senza meravijja –
drento de me ppenzzai –
senzza fermasse mai,
se scorderà dder nido e la famijja…

Volerà fra li bboschi e le foreste,
rifarà er nido sopr’a rrami nòvi
fin’a cché ‘r Padreterno nu’ rinnovi
la promessa celeste.

Forzz’era solamente ‘m passerotto:
però si ffussi stato
quarchidun’antro che sse n’è scappato
dar còre mio, fuggènno de gran trotto?...

Era ‘na favola o vverità?
E ssi ppe’ssòrte amara
ciavessi ‘n còre solo che ‘na bbara
e ggnisun passerotto a ccinguettà?...

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


J39

It did not surprise me -
So I said - or thought -
She will stir her pinions
And the nest forgot,
Traverse broader forests -
Build in gayer boughs,
Breathe in Ear more modern
God's old fashioned vows -
This was but a Birdling -
What and if it be
One within my bosom
Had departed me?
This was but a story -
What and if indeed
There were just such coffin
In the heart - instead?
(Emily Dickinson, 1858)



(traduzione)

Non mi sorprese -
Così dissi - o pensai -
Agiterà le ali
E il nido dimenticherà,
Attraverserà più ampie foreste -
Costruirà fra più gioiosi rami,
Sussurrerà a Orecchie più moderne
Le antiquate promesse di Dio -
Era solo un Uccellino -
E se fosse
Qualcuno nel mio seno
Allontanatosi da me?
Era solo una fola -
E se in realtà
Ci fosse solo una bara
Nel cuore - invece?

martedì 28 luglio 2009

SE...



Se io potessi – oggi – perdonare gli oltraggi agli anni di mia madre
( tua moglie, ricordi?... ) – l’umile e bella donna toscana dalle spalle quadre

e se volessi – oggi – mettermi al riparo degli altri tuoi figli
( miei fratelli a metà... ) – incapaci anche loro di evitare gli artigli;

se la memoria mi riportasse – dall’abisso dei giorni – una carezza un sorriso una favola
o anche un rimprovero – meritato per avere (che so?... ) parlato forte a tavola;

se – ancora!... – ricordassi una pasqua un natale un capodanno
non trasformato in lacrime o un fiore ad un qualsiasi compleanno;

se soltanto una volta avessi trovato sicurezza – essere preso per mano
da un uomo forte che avrebbe potuto condurmi lontano;

se mi fossi svegliato una mattina e – preparati i libri – accompagnato a scuola –
se avessi letto le mie pagelle – piene di dieci – una, una volta sola

( ancora sento il cuore che mi scoppia
all’unico commento: Sei da Lascia o raddoppia... );

se non mi avessi dato il privilegio – così raro negli esseri umani –
di dover maledire due padri – fantasmi senza ieri né domani;

se nel rapporto padre-figlio io non dovessi sempre identificarmi nel padre
perché non sono stato figlio ( se non della sola madre... );

se almeno avessi fatto cancellare – dal mio Certificato
di nascita – la formula arrogante di: Affiliato
da Arnaldo G....



(2001, Febbraio)

lunedì 27 luglio 2009

LUNA ‘MPAZZITA PIENA DE RANCORE

(Libbera traduzzione de Edgar Lee Masters)


Lei m’ha succhiato ‘r zzangue a ‘ggni mminuto,
m’ha rubbato la vita a ttutte l’ore,
luna ‘mpazzita, piena de rancore
contr’er monno che llei vorìa futtuto. (1)

Passàveno li ggiorni come nnotti,
li minuti più ccechi de le stelle.
Lei m’ha strappato fèdigo e bbudelle (2)
e la pietà ddar còre a ffiotti a ffiotti… (3)

Lei era er travertino, io lo scurtore
che la rimodellava cor penzziero,
jje faceva sentì er dolore vero
su ppe’ la fronte a prova de dottore.

Jje chiudeva la bbocca e jje scavava
rughe su rughe in faccia e ‘ntorno a ll’occhi.
L’anima mia la scarpellava a ttocchi
mentre che cco’ li diavoli lottava.

‘St’anima nn’era ppiù né mmia né ssua
ma llei continuava le bbattajje
e a fforzza de ìntiggnacce, dajje e ddajje, (4)
se fece bbrutta assai, sangue de ‘n dua! (5)

Io la vòrzzi spezzà qquela catena (6)
e mme ‘nguattai pe’ nun famme ppiù vvéde – (7)
ma llei ce mòrzze e ccosa da nun créde (8)
me ossessionò la vita co’ ‘sta pena…

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


GLOSSARIETTO:
1. VORIA FUTTUTO: vorrebbe distrutto
2. FEDIGO E BBUDELLE: fegato e intestino
3. A FFIOTTI A FFIOTTI: un po’ alla volta
4. A FFORZZA DE INTIGGNACCE: a forza di insistere
5. SANGUE DE ‘N DUA!: eufemismo per evitare una bestemmia
6. VORZZI: volli
7. ME ‘NGUATTAI: mi nascosi
8. MORZZE: morì


FLETCHER McGEE

She took my strenght by minutes,
she took my life by hours,
She drined me like a fevered moon
That saps the spinning world.
The days went by like shadows,
The minutes wheeled like stars.
She took the pity for my heart,
And made it into smiles.
She was a hunk of scultor’s clay,
My secret thoughts were fingers:
They flew behind her pensive brow
And lined it deep with pain.
They set the slips, and sagged the cheeks,
And drooped the eyes with sorrow.
My soul had entered in the clay,
Fighting like seven devils.
It was not mine, it was not hers;
She held it, but its struggles
Modeled a face she hated,
And a face I feared to see.
I beat the windows, shook the bolts.
I hid me in corner –
And then she died and haunted me,
And hunted me for life.

(Edgar Lee Masters)



(TRADUZIONE)

Lei mi ha preso le forze minuto dopo minuto,
lei mi ha preso la vita ora dopo ora,
lei mi ha drenato come una luna febbricitante
che insidia la rotazione del mondo.

I giorni passavano come ombre,
i minuti ruotavano come stelle.
Lei ha tolto la pietà dal mio cuore
E lo ha trasformato in sorrisi.

Lei era come un pezzo di creta per uno scultore,
i miei pensieri segreti erano dita:
volarono dietro la sua fronte pensosa
e vi scavarono un dolore profondo.

Le serrarono le labbra e le afflosciarono le guance,
e le fecero abbassare gli occhi dal dispiacere.
La mia anima era penetrata in quella creta,
lottava con sette diavoli.

Non era più mia, non era nemmeno sua;
lei la teneva in pugno ma queste battaglie
le modellarono un volto che odiava
un volto che avevo paura a guardare.

Battei alle finestre, strattonai le catene.
Mi nascosi in un angolo –
E allora lei morì e cominciò a ossessionarmi,
e mi ossessionò per il resto della vita.

sabato 25 luglio 2009

NOANTRI BBRUTTI MUSI (1)


Piàggneno tutti… e ppoi chi vva i’m montaggna, (2)
chi vva in collina, chi sse bbutta a mmare
pe’ ttre mmesi a mmostrà le chiappe chiare, (3)
chi ppijja la famijja e vva in campaggna…

Piàggneno tutti… e gguarda che ccuccaggna: (4)
viaggi, spasseggi, ristoranti, gare
e tteatri e cconcerti e ffeste rare
e li mortacci sua de chi sse llaggna!

Inzzomma qqui, commanni Bberlusconi
o la Sinistra, è ‘ caravanzzerrajjo, (5)
da maggio ‘m poi, de ggente a la sbarajjo

che cce se maggna fior de bbarbettoni. (6)
Solo noàntri rimanémo chiusi (7)
drento casa, noàntri bbrutti musi…


(Rossopasquino 2009, Lujjo)


GLOSSARIETTO
1. (TITOLO): Noi brutti ceffi, noi poveracci (e simili).
2. PIAGGNENO: Piangono, si lamentano, anche in senso metaforico.
3. A MMOSTRA’… CHIARE: Chiaro riferimento ad una nota canzoncina estiva in voga qualche anno fa.
4. CUCCAGGNA: Pacchia, divertimento (e simili).
5. CARAVANZZERRAJJO: Rumore, divertimento, confusione di ogni tipo.
6. BARBETTONI: Banconote di grosso taglio.
7. NOANTRI: Noi, pronunciato con malcelato orgoglio, come una sorta di appartenenza ad una classe sociale (in questo caso di poveracci che non possono permettersi neanche un fine settimana lontano dalle beghe quotidiane del vivere…).


(traduzione):

NOI BRUTTI CEFFI POVERACCI

Si lamentano tutti… e poi c’è chi va in montagna,
che va in collina, chi si butta nel mare
per tre mesi “a mmostrà le chiappe chiare”,
chi si carica la famiglia e va in campagna…

Tutti si lamentano… e guarda che pacchia:
viaggi, passeggiate, ristoranti, gare
e teatri e concerti e feste riservate
e accidenti a quelli che si lagnano!

Insomma, governi Berlusconi
o la Sinistra, è una festa continua,
da Maggio in poi, di gente allo sbaraglio

che ci impegna moltissimo denaro.
Soltanto noi rimaniamo chiusi
in casa, noi brutti ceffi poveracci…

(guga)

giovedì 23 luglio 2009

MATER LUMINOSA


nel solco naturale
che umido imbruna
dal bianco delle colonne

l’afrore di vita
che dal pozzo della nascita
precipita
nel tessuto dell’eros

regina
di non dette eruzioni
di tramonti ciclopici

desiderio
d’interna tumefazione
dell’onda

di ali di nero
non vela

velluto che affonda
in damaschi di schiuma



(2001, settembre)

mercoledì 22 luglio 2009

L'ILIADE SICONNO ROSSOPASQUINO (Libbro I - 18/19)



18.
(Terminate le libagioni e i sacrifici al Dio Apollo, Agamennone chiama a sé due fidati Comandanti e ordina loro di andare a prelevare Briseide alla tenda di Achille e di chiamarlo immediatamente qualora il figlio di Pelèo e della ninfa Teti facesse resistenza.)


Quanno che ffu ffenita l’orazzione
l’Atride se scolò du’ o tre bbicchieri,
poi vvòrzze véde li Cherubbiggneri
e ffece dice: “La soddisfazzione

de fregà le regazza a qquer cojjone
me la devo levà!... Certi piaceri
nun ccianno prezzo!... Annate seri seri
e dditejje ‘Questa è lla dicisione!’

In campana: si llui fa lo sbrasone
voi me chiamate sur telefonino
che vvengo io e jj’ammollo un sganassone

ch’uno jje lo dò io e ‘n antro er muro!
Così vvedémo si ‘sto malandrino
quanno nun c’è la madre è accusì dduro!...”


19.

(I due messaggeri partono per l’accampamento dei Mirmidoni, con il cuore in tumulto per l’incontro con il temibile eroe invulnerabile. Ma il Pelide li tranquillizza e consegna loro Briseide, non prima di aver rinnovato la promessa di rimanere inattivo quando gli Achei saranno messi a dura prova dall’esito della guerra).


Quelli partirono pe’ la marina
dritti pe’ ‘r campo de li Mirmidoni
ma bballàveno drento a li carzzoni
che cciavéveno er còre ggiù in cantina.

Quanno véddero Achille furno bbòni
de fa’ bboccucce a cculo de gallina
e bbasta… Ma ll’Eroe disse: “Pe’ ddina!...
Io nun ce ll’ho cco’ vvoi, nun cciò raggioni…

Io ce ll’ho cco’ qquer fìo de ‘na miggnotta
che vv’ha mmannato a pprenne la pischella
Brisèide, così ccara e ccosì bbella…

Pàtrocro vai: porta la pacchiarotta
a ‘sti sordati che la scorteranno
a qquer brutto fijjaccio der malanno.

Però… gran danno
jje ne verà, pe’ qquesto, a qquer caroggna
quann’annerà a ffenì drent’a ‘na foggna!”



(Rossopasquino 2009, Giuggno/Lujjo)

Naturarmente, continuva...

lunedì 20 luglio 2009

'STA MARGHERITA CHI LO SA CCHE D'E'?... (*)


(Libbera traduzzione de Emily Dickinson)

‘Sta margherita chi lo sa cche d’è?...
Potrebbe èsse puro ‘m pellegrino
si nun l’avessi còrta in ner cammino
p’arigalalla a tte.

Tu cce lo sai
chi ppiaggnerà ppe’ llei?

Lo farà ssolo ‘n’ape e la farfalla
venuta da lontano p’abbraccialla,
soffierà er ponentino
su la sorpresa der cardellino…

Oh margherita, làssamelo dì:
pe’ ‘n fiore è ccosì ffacile morì?...

(Rossopasquino 2009, Lujjo)



J35

Nobody knows this little Rose -
It might a pilgrim be
Did I not take it from the ways
And lift it up to thee.
Only a Bee will miss it -
Only a Butterfly,
Hastening from far journey -
On it's breast to lie -
Only a Bird will wonder -
Only a Breeze will sigh -
Ah Little Rose - how easy
For such as thee to die!

(Emily Dickinson, 1858)



(traduzione):

Nessuno conosce questa piccola Rosa -
Potrebbe essere una pellegrina
Non l'avessi presa dalla strada
E colta per te.
Solo a un'Ape mancherà -
Solo a una Farfalla,
Che si affretta da un remoto tragitto -
Per giacere al suo seno -
Solo un Uccello si stupirà -
Solo una Brezza sospirerà -
Ah Piccola Rosa - com'è facile
Per chi è come te morire!

__________________________
(*) A me è sembrato più rispondente alla mentalità romanesca trasformare la Rosa in una Margherita: questa semplice variazione non inficia assolutamente il significato della Poesia originale.

(guga)

domenica 19 luglio 2009

ULTIMO GRIDO



I rutilanti
feudi del cuore – i claudicanti
amplessi

abissi
di carne – cime
di dolore – negli occhi
chiusi abbagli

sbagli
d’inquadratura – richiamo
vano della natura
inerme

ferme
le anime nel tumulto
dei sensi – ultimo
grido muto


(da “ULTIMO QUARTO”, 2001 Novembre)

sabato 18 luglio 2009

L'ABBITUDINE



Quanno che ppassi pe’ l’Appajjatore,
a ppiedi o cco’ la màchina, te pijja
un corpo in de le fròce pe’ ‘r fetore
che vviè dda quela spèce de fanghijja
drent’a le vasche der Depuratore!

‘Sta dilizzia se sente a mille mijja
de distanzza, puro si nun cc’è vvento...
Ma ppoi, però, succede ‘n gra’m portento,
u’m miracolo ch’è ‘na maravijja:

si mme ce fermo ‘m po’ a ffacce paranzza,
la puzza più cce sta e mmeno la sento!...
E cce raggiono su... La marcreanzza,
l’invidia, le carote, er tradimento,
si cce fai l’osso, è tutta ‘na fragranzza...

(Rossopasquino 2003, Agosto)



GLOSSARIETTO E NOTE:

1: APPAJJATORE = Via dell’Appagliatore, strada extraurbana che dal Ponte della Scafa (sulla strada per Fiumicino), costeggiando il greto sinistro del Tevere, porta al centro della Nuova Ostia.
2: MACHINA = Macchina; Automobile.
TE PIJJA = Ti prende.
3: FROCE = Narici.
4: SPÈCE DE FANGHIJJA = Specie di fanghiglia, mota, liquame.
5: DRENTO = Dentro.
6: MILLE MIJJA = Distanza indefinita, comunque indicante un posto lontanissimo...
7: PURO = Pure; Anche.
10: FA’ PPARANZZA = Fermarsi per un lungo periodo.
12: MARCREANZZA = Maleducazione; Malcreanza.
13: LE CAROTE = Le bugie; le menzogne; le falsità.
14: FACCE L’OSSO = Abituarsi; Farci l’abitudine.

(guga)

venerdì 17 luglio 2009

LA FIGURA PIU' FFARZZA (Spoon River Anthology)

(Libbera traduzzione de Edgar Lee Masters)



Si un ventaccio crudele nu’ mm’avessi stracciato
li petali, io sarebbe fiorita da oggni lato:
invece ner Villaggio voi tutti avete visto
la figura ppiù ffarzza – er fiore più anniscosto…

Da sottotèra adesso io strillo a perdifiato:
“Voi nu’ mm’avete vista, ma ssortanto guardato!
Voi che ccampate ancora, massa de cacasotto!,
nun conoscete er vento quanno che vva a bbraccetto

co’ la forzza invisibile che ggoverna la vita
dar giorno che incomincia a qquanno ch’ è ffenita…”

(Rossopasquino 2009, Lujjo)



SEREPTA MASON

My life’s blossom might have bloomed on all sides
Save for a bitter wind which stunted my petals
On the side of me which you in the village could see.
From the dust I lift a voice of protest:
My flowering side you never saw!
Ye living ones, ye are fools indeed
Who do not know the ways of the wind
And the unseen forces
That govern the processes of life.

(Edgar Lee Masters, SPOON RIVER ANTHOLOGY)


(TRADUZIONE)

Il fiore della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato
se un vento crudele non avesse intristito i miei petali
dal lato di me che potevate vedere nel villaggio.
Dalla polvere io innalzo una voce di protesta:
voi non vedeste mai il mio lato in fiore!
Voi che vivete, siete davvero degli sciocchi,
voi che non conoscete le vie del vento
né le forze invisibili
che governano i processi della vita.


(guga)

mercoledì 15 luglio 2009

L'ILIADE SICONNO ROSSOPASQUINO (Libbro I - 17)

17.
(Mentre Achille, con il fido Pàtroclo, se ne torna alle sue navi, Agamennone incarica Ulisse di riportare la schiava Briseide a suo padre, libera e senza alcun riscatto. Poi, in onore di Apollo, organizza lavacri, sacrifici e feste sul mare).



Achille, doppo ‘sta bbrutt’appettata,
co’ Ppàtrocro ritorna a ll’Urione
mentre che ‘r Capondrìnghete, marpione,
cerca d’ariggirajje la frittata:

chiama Ulisse e pprepara ‘n’imbarcata
p’arimannà Ccriseide ‘m pricessione
dar padre Crise, a sconto de piggione,
senzza ‘na lira, libbera e bbeata!

Doppo se féceno ‘na bbella doccia
lui co’ li su sordati e ssu la sabbia
organizzorno ‘na partita a bboccia!

Sgozzorno vitelloni pe’ ‘r Dio Apollo,
pe ffajje arintorzà ttutta la rabbia,
finacché oggni sordato fu ssatollo…

(Rossopasquino 2009, Giuggno)

- Naturarmente continuva... -

martedì 14 luglio 2009

PE’ LE REGGINE GHIRLANNE DE FIORI

(Libbera traduzzione de Emily Dickinson)



Pe’ le Reggine ghirlanne de fiori,
pe’ li Campioni corone d’allori;

ma, ccòre mio!, p’aricordasse a mme,
anima mia!, pe’ nu’ scordasse te,

guarda cche cciapparecchia la Natura –
la Natura grazziosa
la Natura prezziosa –

co’ amore e cco’ ppremura
ciarigàla ‘na rosa!

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


J34

Garlands for Queens, may be -
Laurels - for rare degree
Of soul or sword -
Ah - but remembering me -
Ah - but remembering thee -
Nature in chivalry -
Nature in charity -
Nature in equity -
This Rose ordained!

(Emily Dickinson, 1858)



(traduzione)

Le ghirlande per Regine, possono essere -
Gli allori - per ranghi rari
Di spirito o di spada -
Ah - ma per ricordare me -
Ah - ma per ricordare te -
La natura galante -
La natura caritatevole -
La natura equa -
Questa Rosa consacrò!

lunedì 13 luglio 2009

IL SAPORE DEI SENI NEGLI OCCHI


So
che dovrai partire

Troppo sola
troppo presto
con troppi – tenaci terribili
fedeli – nemici
che anelano alla tua anima
incorruttibile.

Te ne andrai
e sarai – finalmente –
libera.

Lascerai
la tua forza
il tuo coraggio
la tua mente incontaminata
il sapore dei seni – negli occhi
nelle mani.

A me
solo nella stazione –
mutilato –
che guardo quel treno partire
figurina indistinta
col cuore sui binari.

Col braccio sollevato.


(2007, Marzo)

venerdì 10 luglio 2009

PIETRA BBUCIARDA



PIETRA BBUCIARDA
(Libbera traduzzione da SPOON RIVER de Edgar Lee Masters)

Su la pietra de marmo cianno scritto:
“Da vivo è stato ‘n òmo ggeneroso,
bbòno e pprezzioso,
un òmo ch’ha rigato sempre dritto,
ha rispettato sempre la natura
da portàllo p’esempio, addirittura!...”

Però qquelli che mm’hanno conosciuto
ancora stanno a rìde:
“Ma ‘ste cazzate qqui chi le dicide?...
Questo ha mmaggnato sempre pane e sputo:
ha ffatto solo a bbòtte co’ la vita
e ha ppreso sberle fino a cche è ffenita…”

E ssi dda vivo m’hanno fatto nero
le malelingue a mmazzi
oggi subbisco ancora frizzi e llazzi
pe’ ‘na pietra bbuciarda ar cimitero…

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


CASSIUS HUEFFER

They have chiseled on my stone the words:
“His life was gentle, and the elements so mixed in him
that nature might stand up and say to all the world,
this was a man.”
Those who knew me smile
as they read this empty rhetoric.
My epitaph should have been:
“Life was not gentle to him,
and the elements so mixed in him
that he made warfare on life
in the wich he was slain.”
While I lived I could not cope with slanderous tongues,
now that I am dead I must submit to an epitaph
graven by a fool!

(Edgar Lee Masters)


(traduzione)

Hanno inciso sulla mia tomba le parole:
“La sua vita fu generosa, e gli elementi così mescolati in lui che la natura avrebbe potuto levarsi a dire al mondo intero, questi fu un uomo”
Coloro che mi conobbero ridono,
a leggere questa vuota retorica.
Il mio epitaffio avrebbe dovuto suonare:
“La vita non fu generosa con lui,
e gli elementi così mescolati in lui
che egli mosse guerra alla vita,
e vi rimase ucciso”.
In vita non potei lottare con le lingue diffamatrici,
adesso che son morto devo subire un epitaffio
scolpito da uno sciocco!

giovedì 9 luglio 2009

L'ILIADE SICONNO ROSSOPASQUINO (Libbro I - 16)


16.
(Agamennone ringrazia Nestore per il suo saggio tentativo di portare pace ma rifiuta i suoi consigli. Achille, altrettanto indisponibile ad una riappacificazione, si dice pronto ad obbedire al volere degli Dei ma intima all’Atride di accontentarsi soltanto di rapirgli Briseide, pena una sanguinosa punizione. Con quest’ultima minaccia il Consesso si scioglie)

Er Granne Capo acheo disse: “Sei saggio,
vecchio Nèstore: ma ‘sto prepotente
da ‘st’orecchio che qqui proprio ‘n ce sente
e sse comporta peggio de ‘n zzervaggio!...

Io mica posso fa’ ffinta de ggnente!
Puro si Ddio jj’ha ‘nfuso quer coraggio
lui nu’ mme po’ trattà ppeggio de ‘m paggio:
questo s’ha da ‘mparàsselo a l’ammente!...”

“Ma statte zzitto, còre da pidocchio! –
jje fece Achille – ma cche ccazzo dichi!...
Te piacerebbe ch’io fussi ‘n facocchio

a li commanni tua!... Te credi er Duce?...
Allora va a ccommatte li nimmichi
senzza roppe le palle a cchi pproduce!...”

Poi jje ciaggioggne, truce:
“Io nun commatterò ppe’ la pischella
Perché Ggiove nun vò, Sor Cacarella!,

ma abbada a le bbudella:
che ssi ssolo t’azzardi a pposà ll’occhi
sur bottino te spacco li gginocchi

e cce còcio li ggnocchi…”
E cco’ qquesto se ssciorse er Parlamento
cor Piè Vveloce acido e scontento…

(Rossopasquino 2009, Giuggno)

martedì 7 luglio 2009

G8


Drent’ar còre
de ll’istate
quann’er zzole
accenne forni

pijjo er cèlo
a mmartellate
spacco laghi
specchi e ggiorni


Co’ la bberta
caricata
a pallottole
de notte

sparo corpi
a ll’impazzata
e ‘ggni luce
pijjo a bbòtte


Fino a qquanno
le sirene
incazzate
de “madama”

me strasscìneno
in catene
su ppe’ ‘r filo
de ‘na lama


M’annisconno
da la luce
fra ccatrame
e sampietrini

ma ‘r fanale
in controluce
fa svagà
li questurini


In caserma
ammanettato
co’ le lampade
ne ll’occhi

come ‘n Cristo
sconzzagrato
che ss’appenne
a li gginocchi


(Rossopasquino 2009, Lujjo)

ROBBA DA CANI!... (*)


Ne ‘sto monnaccio qqui, fratello caro!,
oggni ggiorno succede lo stravéde:
quello che tte dirò è ‘n atto de fede
che cchi l’ha ffatto è ‘n gra’m peracottaro: (1)

è ’m pizzardone: ha ffatto, paro paro, (2)
‘na murta a ‘n’artebbianca da nun créde (3)
perché aveva cchiamato, su ddu piède,
“Berluscane”er zzu’ can da pecoraro!

Ma ssiccome io so li pizzardoni
che nun zzo’ ttanti fijji de puttane (4)
m’avrebbe da spiegà ‘m par de quistioni:

ha addobbato quer tizzio che ffa’ ‘r pane (5)
perché ha ddato der “cane” a Bberlusconi
o pperché ha ddetto “bberlusconi” ar Cane?...

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


GLOSSARIETTO E NOTE:
(*)TITOLO: è un fatto vero, mutatis mutandis per questioni di rima!

1. PERACOTTARO: Uomo da poco, incline ad azioni stupide e inconcludenti.
2. PIZZARDONE: Vigile Urbano.
3. ARTEBBIANCA: Fornaio, pasticciere, chiunque lavori con le farine.
4. MA SSICCOME… DE PUTTANE: Tipica costruzione sintattica del dialetto romanesco.
5. ADDOBBA’: Colpire qualcuno con percosse o provvedimenti punitivi.



(traduzzione pe’ li bburini e li cispadani):

COSE INCREDIBILI!...

In questo brutto mondo, fratello caro!,
ogni giorno si verificano cose incredibili:
quello che sto per raccontarti è un atto di fede
che qualifica chi l’ha fatto come un uomo da poco:

è un Vigile Urbano: ha comminato senza starci troppo a pensare
una multa a un fornaio da non credere
soltanto perché costui, senza ragionarci troppo,
ha chiamato “Berluscane” il suo cane pastore maremmano.

Ma siccome io so che i Vigli Urbani
non sono tutti figli di bagascisa
vorrei che rispondesse a un paio di domande:

ha voluto coplire il fornaio
perché ha dato del “cane” a Berlusconi
o perché ha detto “berlusconi” al Cane?...

domenica 5 luglio 2009

SOTT’A ‘N ARBERO I’M PACE LEI DORMIVA

(Libbera traduzzione de Emily Dickinson)



Sott’a ‘n àrbero – i’m pace – Lei dormiva
io la penzzavo come fussi viva.

Quanno sfiorai la pietra co’ le deta –
s’aricordò li passi der povèta –

Se mise addosso la vestajja rossa
e ssortì da la fossa!

(Rossopasquino 2009, Giuggno)



J25

She slept beneath a tree -
Remembered but by me.

I touched her Cradle mute -
She recognized the foot –

Put on her carmine suit
And see!

(Emily Dickinson, 1858)



(Traduzione)

Dormiva sotto un albero -
Ricordata solo da me.

Toccai la sua Culla muta -
Ella riconobbe i passi –

Si mise la veste di carminio
Ed eccola!

venerdì 3 luglio 2009

PENTAGRAMMA IN BLU

(all'incredula...)



Di suoni sfiocca
il sentimento azzurro...
In accordi di flauto
contro il vento,
verranno:
________ ancora note,
in un momento
saliranno la scala
dei sussurri...

Per sempre note:
come in un racconto
finito ed infinito:
______________ neri turbini
dalle code biscrome,
chiari fulmini
ricurvi negli ottoni
e negli argenti...

Note di seta,
stese sulle corde
tese delle viole,
come i panni
a stendere;
_________ urlanti nelle sorde
lamiere della strada
pentagramma.

Note orfane:
sole, lungo i bordi
di un acuto
confitto dentro gli anni...


(da OSMOSIMBIOSI, 1991/96)

giovedì 2 luglio 2009

LE PROTESE DER PUPO


A ddieci’anni la prima bbicicretta,
a quattordici er primo motorino,
ner frattempo se pijja er patentino:
a diciotto la prima maghinetta…

A ventun’anno jje ce vò ll’Arfetta,
a venticinque l’appartamentino
e, ssi cce scappa, puro er quartierino
indò ce po’ pportò la regazzetta!

Freggna, cazzo!, s’accontenta de poco!
… e ttutto co’ li sòrdi de papà
che la grana se la guadambia ar gioco!


Ma ssi tte serve ‘n goccio d’acquasanta,
tièllo pe’ ccerto, pòi puro schiattà
che dde riconosscenzza ce n’ha ttanta…

(Rossopasquino 2009, Lujjo)


(traduzzione pe’ li bburini e li cispadani):

LE PRETESE DEL FIGLIO

A dieci anni la prima bicicletta,
a quattordici il primo motorino,
nel frattempo si prende il patentino:
a diciotto la prima macchinetta…

A ventuno anni ha bisogno dell’Alfetta,
a venticinque del piccolo appartamento
e, se ci fossero le possibilità, anche un quartierino
nel quale portare la fidanzata di turno.

Caspita, accidenti!, si accontenta di poco!
… e tutto questo con il denaro di papà
che i soldi se li guadagna giocando d’azzardo!

Ma se per caso ti dovesse servire l’acquasanta,
stanne certo, puoi anche morire
perché lui dimostrerà tanta riconoscenza…

(guga)

mercoledì 1 luglio 2009

SCIOPERO


La città si è svegliata
nel sussulto
di piazze
che le incastrano le braccia.

Al rumore assordante
di rotaie
spalanca gli occhi antichi
dei palazzi.

Un nuovo giorno di violenza
lievita
nell’odio che accomuna
uomo e cose
nel suo ventre di madre.

Poi esplode
sghembo
come una croce messa in fretta
il sorriso del sole
inanimato


(POESIE SPARSE, 1970)

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